Da Antica Sicopoli alla Dea Bellona
La città di Bellona ha origini remote, come testimonia il ritrovamento di una cinta muraria lunga circa 400 metri costruita, presumibilmente, tra il IX ed il VII secolo a.C.
I primi documenti scritti, invece, risalgono al periodo romano, durante la colonizzazione dell’agro capuano. La fertilità di queste terre, conosciute un tempo come Campania Felix, spinsero migliaia di romani a stabilirsi nella zona. Gran parte del territorio venne diviso in appezzamenti mentre in tutta la regione si svilupparono numerose strade per facilitare i collegamenti. Una di queste era il ramo secondario della famosa via Appia, che collegava Capua con Calvi Risorta.
Tra i due centri ci si imbatte in una vallata. Qui si fermarono le truppe di Annibale durante la seconda guerra punica. Per agevolare la ritirata dei suoi soldati, il condottiero cartaginese fece costruire un ponte per attraversare il Volturno ma soprattutto impegnò le truppe romane scatenandogli contro una mandria di buoi con le corna rivestiste di sterpaglia infuocata. Oggigiorno quel ponte non esiste più, ma nelle vicinanze, sorge un altro ponte, universalmente conosciuto come “ponte di Annibale”. Nonostante tutto, ad avere la meglio furono i Romani, che dopo la battaglia si stabilirono nella vallata, costruendo, quale ringraziamento al dio della guerra Marte, un tempio dedicato alla dea Bellona, sua sposa. Così pare nacque il toponimo, e la città, dovuta alla vicinanza della florida e potente Capua, rivestì una grande importanza fino a che non fu distrutta dai Saraceni, alla fine del IX secolo.
Nei suoi paraggi, sorgevano delle sorgenti dalle proprietà curative, di cui ci parla Plinio il Vecchio, in una località chiamata Triflisco, in onore di Diana Tifatina, sul cui tempio, oggi sorge la Basilica di Sant’Angelo in Formis.
Nei pressi di Triflisco sorgeva l’antica Sicopoli, dove sfollò la popolazione dalla Capua antica a seguito dell’invasione dei saraceni. In quel sito, nell’ottobre del 1860, erano attestate le truppe borboniche che guerreggiavano contro i volontari garibaldini attestati sulla collina di Santo Iorio, mentre si contendevano la scafa di Triflisco. Sopra Triflisco, più a nord, incombe il convento di Bellona eretto sulla sommità del monte Rageto, dedicato al culto di Maria SS. di Gerusalemme. I Longobardi denominarono il Monte Rageto “Monte sgorgante acque”, nome quanto mai appropriato per un luogo così ricco di nobili acque sorgive. Nei pressi di quel convento, e quindi in posizione sopraelevata, furono attestate le artiglierie borboniche per dominare la pianura del Volturno e, quindi, posizionate in difesa della fortezza di Capua minacciata dalle artiglierie garibaldine dislocate sulla montagna di Sant’Angelo in Formis. Per la strada che lambisce le sorgenti, transitò Garibaldi per recarsi a Teano, per incontrare Vittorio Emanuele II.
Poco distante si trova il già citato ponte Annibale, protagonista di un altro evento storico. Durante la seconda guerra mondiale, infatti, su ponte Annibale transitarono buona parte delle truppe tedesche in occasione della loro ritirata. Le truppe americane, invece, attraversarono successivamente il fiume Volturno utilizzando dei pontoni galleggianti realizzati dal loro genio militare e transitando sulla medesima arteria in direzione nord all’inseguimento delle truppe germaniche.
Dobbiamo immaginare che per migliaia di anni le locali popolazioni e gli eserciti del mondo antico e moderno colà transitanti si siano abbeverati alle copiose acque sorgive di Triflisco, facilmente raggiungibili ed altrettanto agevolmente fruibili.
In poco meno di un chilometro quadrato sono avvenuti tanti e significativi fatti degni di menzione e di approfondimento.